The French Dispatch: il film a episodi di Wes Anderson

The French Dispatch: il film a episodi di Wes Anderson

Il nuovo film di Wes Anderson, The French Dispatch, è una rivista sognante che prende vita sullo schermo

In questi giorni nelle sale cinematografiche nostrane è possibile visionare The French Dispatch, l’ultima fatica dell’esuberante Wes Anderson. Il regista houstoniano, dopo L’Isola dei Cani, si ripropone al grande pubblico con un film dalle tinte fantastiche e dal retrogusto retrò. Seguendo la stessa linea intrapresa con Grand Budapest Hotel, Anderson anima gli articoli stampati su carta dandogli vita propria sul grande schermo. Ambientata nella sede di una rivista americana nella Francia di fine anni sessanta, questa nuova avventura si ispira al The New Yorker, magazine statunitense del ventesimo secolo. Il forte omaggio al giornalismo del passato, nonché al cinema francese della nouvelle vague, si denota dalla sapiente alternanza tra stile cartoonesco e inquadrature classiche in bianco e nero.

Produzione e cast di The French Dispatch

La pellicola, ricca come sempre di un cast d’eccellenze, è stata girata tra Stati Uniti e Germania, concludendo la fase produttiva nel 2019. L’esordio in sala, inizialmente previsto per il 2020, è stato tuttavia slittato a più riprese per via del COVID-19, fino all’effettiva uscita datata novembre 2021.

Il cast si compone di: Bill Murray, Owen Wilson, Tilda Swinton, Benicio del Toro, Léa Seydoux, Adrien Brody, Frances McDormand, Timothée Chalamet; Saoirse Ronan, Mathieu Amalric, Lyna Khoudri, Elisabeth Moss; Jeffrey Wright, Willem Dafoe, Edward Norton, Christoph Waltz e Anjelica Huston.

The french dispatch cover
Cover artistica del film

Una narrazione episodica stravagante

The French Dispatch è il nome del giornale diretto da Arthur Howitzer Jr (Murray), che fa da collante narrativo alla struttura a episodi proposta da Anderson. In questo lungometraggio dalla durata di quasi due ore la storia si dipana idealmente in cinque atti; ognuno dei quali, fatta eccezione per la parte conclusiva, viene raccontato attraverso lo sguardo critico di un reporter differente. Nel primo capitolo, che fa da introduzione al film, un giornalista in bicicletta (Wilson) presenta, attraverso un excursus temporale, la città francese di Ennui, luogo dove ha sede la rivista. I tre successivi capitoli, dato il maggior tempo messogli a disposizione, risultano essere il fulcro centrale dell’opera. Le tematiche proposte riguardano rispettivamente: l’arte e gli artisti, la politica e la poesia ed infine il gusto e l’odore. La parte conclusiva, invece, fa da compendio al mood scanzonato e all’anima pura della rivista.

La voglia di sperimentare

Il buon Wes, affiancato come sempre dalla sua troupe di tecnici: Robert Yeoman alla fotografia; Adam Stockhausen per le scenografie e Alexandre Desplat alle musiche, non smette mai di sperimentare. Oltre ai clinici movimenti di macchina e alle fantasiose inquadrature regolate da formati specifici, l’attenzione questa volta è rivolta sul bianco e nero. Messo dinanzi ad uno qualunque dei titoli presenti nella filmografia di Anderson, anche l’occhio di uno spettatore inesperto denota l’importanza vitale che viene data ai colori. Eppure, in questa nuova incarnazione, il b/n domina la scena, lasciando inizialmente interdetti anche i fan più avvezzi.

Il sapiente utilizzo del bianco e nero in rapporto ai colori sgargianti

Quello che all’inizio può sembrare un’ingiustificata alternanza tra assenza e presenza di colore diventa poi un’intricante chiave di lettura che esprime appieno le emozioni profonde. Ad esempio, nel capitolo dedicato all’arte, l’enfasi legata attorno alle opere di Moses (Del Toro) raddoppia con l’esplosione del colore. Nel capitolo della revisione del manifesto, invece, l’assenza di colore definisce l’imparzialità del reportage redatto da Lucinda (McDormand), che viene meno solo in pochi frangenti. Infine, nella parte del commissario, il breve ed intenso sguardo di Saoirse Ronan esprime tutta la sua glaciale bellezza.

Saiorse Ronan in The French Dispatch
Saiorse Ronan in The French Dispatch

The French Dispatch e il bilanciamento non sempre equilibrato

The French Dispatch riprende in tutto e per tutto la deriva presa da Wes Anderson nell’ultimo decennio; portando il tratto fantasioso dell’artista su un nuovo livello. Questo sicuramente può scoraggiare molti di coloro che già da Moonrise Kingdom avevano iniziato a storcere il naso su certe scelte; mentre, dal lato opposto, non può che incuriosire gli amanti del suo stile. Nel complesso però, seppur riesca ad intrattenere con la sua verve comica e l’approccio poetico, questo ultimo lascito mantiene un andamento altalenante dovuto principalmente alla narrazione frammentata. Il non sempre efficace cambio di rotta può risultare stancante a chi si aspettava un’unica grande storia che ruotasse al centro della rivista.

Conclusioni

A differenza di Grand Budapest Hotel, dove i soggetti principali erano ben delineati e la storia procedeva indistinta, qui il passaggio da un capitolo all’altro non rende giustizia al giornale di cui il film porta il nome. La mancanza di una solida centralità non intacca comunque il godimento dei singoli “articoli”, la cui essenza viene curata fin nei minimi dettagli. In queste pagine che prendono forma nello spazio e nel tempo, ciò che traspare con forza è la passione viscerale per la critica, cosa che al giorno d’oggi viene sempre meno.

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