Dune (2021): un Colossal che punta sull’Epicità

Dune  (2021): un Colossal che punta sull’Epicità

È arrivato il momento di parlare di Dune (senza spoiler ovviamente). L’ho recuperato giusto ieri in sala, e purtroppo (o per fortuna), durante la proiezione delle 18:30 eravamo solo io, i miei fratelli e altre due persone. La cosa è in parte comprensibile, dato l’orario, infatti, all’uscita era presente un gruppetto più corposo per il turno delle 21. Diciamo comunque che la mia città non fa testo. Ad ogni modo, questa cosa mi ha riportato alla mente la prima di Blade Runner 2049, sequel del capolavoro di Ridley Scott, diretto sempre dallo stesso Denis Villeneuve. Anche allora eravamo in quattro gatti ed il film fu un flop gigantesco a livello mondiale, cosa di cui ancora oggi non ne comprendo affatto i motivi.

Paragone tra Blade Runner 2049 e Dune

Ho citato BR 2049 non a caso: i parallelismi tra le due opere sono molteplici, sia a livello visivo, che per le scelte di casting e del sonoro. Entrambe le pellicole sono state pensate come l’inizio di un qualcosa di più grande (sperando che almeno quest’ultima riesca ad andare oltre il primo capitolo). Da una parte si è cercato di rispolverare una delle vecchie glorie del passato per costruirci su un bell’edificio, mentre dall’altro si sta provando a costruirlo da zero. Gliene verrà data l’opportunità? 

Incassi e produzione del secondo capitolo

Per il momento gli incassi di Dune, seppur circoscritti a livello europeo, sembrano promettenti. Ma, come sempre, tutto si deciderà in base al box office statunitense e cinese. La scelta di proseguire, o meno, con la seconda parte verrà presa a dicembre. Parlando invece della ricezione del pubblico, bisogna subito dire che questo non è un film per tutti. Si tratta di un colossal ad alto budget sì, ma con un’impronta autoriale non indifferente. L’obbiettivo che Villeneuve si è posto è quello di trasporre una delle saghe letterarie fondatrici del genere fantascientifico (che ha a sua volta influenzato titoli del calibro di Star Wars); una prospettiva tutt’altro che semplice da realizzare, data la complessità della serie di libri scritti da Frank Herbert.

David Lynch e il Dune del 1984

Ricordo che in passato anche un autore del calibro di David Lynch ha provato a farne una trasposizione per il grande schermo, con scarsi risultati, dati da problemi produttivi e imposizioni limitative a livello artistico. Questo serve a sottolineare la grande difficoltà e il rischio che si sono sobbarcati quelli di Warner Bros nel produrre un titolo poco appetibile ad un pubblico generalista, cercando di dare giustizia ad un’opera così particolare.

Denis Villenueve e l’approccio a Dune

Ma veniamo al punto, Villeneuve è riuscito a tenere fede a tutto ciò? A mio modesto avviso, in larga parte sì, e questo è già tanto; tuttavia, si nota un grande difetto legato ad una freddezza di fondo, che passa dai paesaggi, arrivando ai personaggi ed infine allo spettatore. La fotografia ne è una dimostrazione lampante, arrivando a non eccedere mai di intensità e colore, neanche nei momenti dove il sole di Arrakis fa da protagonista. I personaggi non risultano particolarmente approfonditi, ci si limita a scoprirne il ruolo – in quella che a tutti gli effetti sembra essere un grande intrigo di palazzo dai livelli interplanetari – e qualche caratterizzazione atta a descriverne gli interessi/scopi; Ed è proprio quest’ultimo punto a non permettere la creazione di una reale empatia nei confronti delle sorti dei comprimari, e, in parte, anche per il protagonista. La colonna sonora tende a dare un’aura di epicità al tutto, anche quando di pomposità ce ne sta poca. O almeno, vorrebbe. Sì, perché è proprio questa dicotomia ad esprimere appieno le mie sensazioni di straniamento durante la visione.

Dune è il nuovo Signore degli Anelli?

Dune è una grande esperienza visiva, che mette le basi per un qualcosa di epico, ma che epico ancora non è. Volendo fare un accostamento inappropriato, un titolo con una simile prospettiva era sicuramente Il Signore degli Anelli: la compagnia dell’anello. Ovviamente non sussistono paragoni, ma giusto per comprendere meglio i punti in cui Dune pecca, l’esempio è azzeccatissimo. Il primo capitolo della trilogia diretta da Peter Jackson, oltre ad introdurci nel mondo Tolkeniano (ricordiamo che la serie tv prequel è in produzione), approfondisce quanto basta ogni singolo personaggio; fino al finale che porta a voler vedere subito il seguito. In Dune invece il focus è puntato su Paul, che tuttavia inizia il suo vero percorso di crescita solo verso la fine. Sono quindi le grandi potenze, che compongono il wordbuilding, a scambiarsi la scena, senza grandi risultati però.

Ritmo e dettagli visivi

L’azione è limitata ad alcune sequenze e sono per lo più i paesaggi a spazio aperto a comunicare allo spettatore. Si nota una certa minuzia nella costruzione di vari elementi come le armature, i vestiari, le tecnologie e i trucchi identificativi di ogni casata/setta. La pellicola può dividersi in due tronconi, il primo dei quali ci introduce l’universo, mentre nel secondo la narrazione ingrana finalmente e ci porta verso il  climax finale. La frase “questo è solo l’inizio” detta dal personaggio interpretato da Zendaya è piuttosto lapalissiana.

Conclusioni

In conclusione, posso dire di aver apprezzato questo Dune, seppur con qualche rimostranza qua e là. Sono curioso di vedere il prosieguo, sperando che in futuro venga dato maggiore spessore e rilevanza ai personaggi. Ma soprattutto, che l’epicità da colossal di cui ho tanto sentito tanto parlare possa veramente farmi drizzare i peli.

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